Una instancabile puledra

19 Dicembre 2013

img_1484Neanche l’estate si riposava: si “beveva” (oltre a quasi tre pieni di benzina) i 1150 km di distanza che mi separano dalle vacanze nel Salento senza batter ciglio, a velocità di tutto rispetto e con sempre la riserva necessaria per effettuare in modo deciso eventuali sorpassi. E ne ho viste, durante certi temporali estivi, auto ferme in panne sull’autostrada, tradite dai loro motori troppo sofisticati e gracili, drogati di elettronica e senza “sostanza”.

Ricordo ancora una sera del 1999 che per motivi di lavoro ero in una località a nord di Milano. Quando, terminato il lavoro, mi misi in macchina e premetti sul pedale della frizione sentii una strana sensazione: il pedale che mollemente si adagiava sul fondo della mia povera Alfetta. Ci misi poco a capire che il circuito idraulico della frizione aveva ceduto in qualche punto (il meccanico mi avrebbe poi confermato trattarsi di un ripetitore di spinta, un piccolo “stantuffo” che aveva fatto il suo dovere per molti anni). Che fare? Chiesi perdono al cambio e me ne tornai a casa (oltre 45 km, di cui 20 in tangenziale, con le relative code) innestando le marce con colpi secchi e decisi, ascoltando il motore, ovviamente cercando nei limiti del possibile di restare in terza, una marcia generosa con la quale potevo quasi partire da fermo e superare i 100 km/h. Il cambio è ancora li, e funziona benissimo, e la frizione, che era stata da poco rifatta nell’ambito del piano di restauro meccanico, non ne ha minimamente risentito.

Provate a farlo con una macchina moderna.    (continua…….)