Alfetta va in pensione

19 Dicembre 2013

A partire dal 1999, complice il mio trasferimento di sede a Pavia, ho smesso di dover viaggiare in giro per la Lombardia, e quindi ho finalmente potuto pensare ad una decorosa ed onorevole vecchiaia per quell’auto che mi aveva accompagnato in quattro fondamentali anni.

Ho comprato una moderna giapponese per mia moglie, io ho preso l’Opel Astra, ho chiuso l’Alfetta in garage e ho iniziato una lenta opera di restauro della meccanica prima, e della carrozzeria poi, come è descritto in altre pagine del sito. Ho cominciato proprio eliminando l’umiliante impianto GPL e rifacendo la testata con valvole in acciaio per farle digerire la mancanza della benzina rossa.

100_0651La decisione di affrontare il restauro drastico della carrozzeria è maturata nel 2001, quando visto l’ormai limitato uso che ne facevamo, la cura con cui è stata restaurata la meccanica, e soprattutto la mia insuperabile fermezza, anche mia moglie ha detto: “vabbè, in fondo è il tuo giocattolo, fanne quello che vuoi, tutto sommato puoi permettertelo”.

Trovare un valido ed onesto carrozziere è stata una impresa difficile. Tutti quelli che interpellavo, quando sentivano le mie “pretese” dicevano di no. Poi finalmente ho trovato la strada giusta, un artigiano onesto e valido, ma questa è un’altra storia, fatta di ricerca di pezzi e di giri di mercatini. Alfetta è uscita dalla carrozzeria nel Natale del 2005, ad inizio del 2006 ha passato la revisione ed è tornata nel mio garage, da dove esce una volta al mese circa per “sgranchirsi” le bielle.

L’Alfetta, che si è finalmente guadagnata la stima di tutti i membri della famiglia (compresa la mia figlia minore, che nel dicembre del 1995 per poco non nasceva nell’Alfetta) è diventata la macchina delle gite fuori porta., a maggior ragione adesso che ci siamo trasferiti a vivere in collina.